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Lo studio dei Tricotteri in Italia

La fauna italiana è stata oggetto di interesse di molti specialisti fin dall’800.

La prima segnalazione sulla presenza di tricotteri in Italia è riportata in un lavoro di Ciro Pollini (1816) relativo al Lago di Garda e Monte Baldo, nella pubblicazione l’autore riporta i dati di Oligostomis reticulata.

Nel 1842 Jules Pierre Rambur pubblica un importante lavoro in cui riporta alcuni dati sulla fauna italiana e la descrizione di 3 specie nuove per la Sardegna (Leptocerus genei, Monocentra lepidoptera e Silo rufescens) affidate all’autore da Gené, conservatore del Museo di Storia Naturale Torino. Tre anni dopo Wilhelm Gottlieb Schneider (1845) descrive la prima specie endemica italiana, Stactobia fuscicornis, proveniente dalla Sicilia e raccolta dal lepidotterologo Zeller nel 1844.

Achille Costa 1Nello stesso periodo inizia la sua attività entomologica Achille Costa del Museo Universitario di Napoli dedicandosi a studi faunistici di particolari aree dell’Italia e descrivendo il genere Lasiocephala. Costa ebbe stretti contatti con Robert McLachlan del Natural History Museum di Londra autore della monografia sui tricotteri europei (1874-1880) nella quale sono riportate numerose segnalazioni per il territorio italiano e le descrizioni, sulla base di esemplari provenienti dal nostro Paese, di 22 nuove specie, 6 delle quali endemiche italiane.

Tra Costa e McLachlan avvennero reciproci attestati di stima, lo studioso britannico descrisse Enoicyla costae nel 1876 rinvenuta in Campania e l’entomologo italiano ricambiò la cortesia nel 1884 dedicandogli Sericostoma maclachlanium da lui raccolto durante le ricerche fatte in Sardegna.

Longino Navas1Longino Navás, certamente tra i più attivi neurotterologi dell’epoca, pubblicò il primo lavoro comprendente dati riferiti a tricotteri italiani nel 1906. All'inizio degli anni '30, anche grazie ad una permanenza nel nostro Paese (a Bollengo, presso Aosta), fu attivo nella raccolta e studio dei Tricotteri, descrivendo nuove specie e pubblicando i dati degli esemplari conservati nei musei di Torino, Genova o provenienti da collezioni private.

Nello stesso periodo Giampaolo Moretti, iniziò la sua attività di studio che lo portò, negli anni, a diventare punto di riferimento per gli studi tricotterologici in Italia. Nei primi anni della sua attività ebbe modo di conoscere Navás e di intrattenere scambi di materiale con Martin E. Mosely, tricotterologo britannico attivo collaboratore del Natural History British Museum. Complessivamente Moretti, in oltre 60 anni di attività, descrisse 52 taxa pubblicando oltre 250 articoli che possono essere consultati in questo sito nella sezione dedicata alla bibliografia Moretti.

Nominato nel 1946 professore all’Università di Camerino, Moretti si dedicò principalmente alla fauna tricotterologica dell’Italia centrale. Si formò in quegli anni il primo nucleo di allievi, tra cui Fernanda Cianficconi e Antonio Viganò, che lo seguirono anche all’Università di Perugia dove Moretti si trasferì nel 1956 e presso cui costituì una vera e propria scuola specializzata nei diversi ambiti della tricotterologia: ecologia, fisiologia, faunistica, morfologia, ultrastruttura di larve e adulti.

Dopo la morte di Moretti, avvenuta nel 1997, Cianficconi continuò le ricerche e dal 2000 al 2015 pubblicò 46 lavori descrivendo 4 nuovi taxa.

Dagli anni ’70 Hans Malicky nell’ambito delle sue ricerche faunistiche nell’area del Mediterraneo, studiò materiale italiano su esemplari campionati da Hartig in area calabro lucana e materiale raccolto da entomologi austriaci. Successivamente condusse campagne di raccolta in Sardegna, Sicilia ed in numerose località degli Appennini e dell’Italia settentrionale. Ad oggi i lavori pubblicati da Malicky che riportano dati sulla tricotterofauna italiana sono 65 e complessivamente l’autore ha descritto, su materiale italiano, 38 nuove specie di cui 31 endemiche del nostro Paese.

Dagli ultimi anni del Novecento ad oggi, tra i principali ricercatori che hanno pubblicato dati e descritto specie di tricotteri nuove per l’Italia ricordiamo Renato De Pietro, Carla Corallini, János Oláh, e Wolfram Graf.

Una collaborazione stretta con Moretti e Cianficconi, cominciata sul finire degli anni ‘80, ha incentivato la realizzazione di studi mirati ai tricotteri italiani anche presso il Museo di Scienze Naturali di Bergamo. Tali studi hanno portato alla descrizione di 6 nuove specie.

Per approfondire la storia dello studio dei tricotteri in Italia puoi consultare il lavoro "La tricotterofauna in Italia: considerazioni a margine di un nuova checklist" PDF .

In Italia sono presenti numerose collezioni riferite a questi insetti. Le più importanti sono le seguenti:

Collezione Moretti - E' la più importante raccolta presente in Italia riferita a questo ordine di insetti. E' custodita presso l’Università di Perugia ed è costituita da oltre 60.000 esemplari. ( Scarica l'elenco completo della Collezione Moretti in PDF).

Museo Bergamo - Dopo la collezione di Moretti di Perugia, quella del museo di Bergamo è la più rappresentativa per il nostro paese. Ricca di campioni (oltre 30.000) provenienti dalla gran parte delle regioni italiane comprende oltre 500 taxa ( scarica l'elenco completo in pdf).

Altre collezioni di riferimento sono presenti presso le seguenti sedi:

Museo Carmagnola - Raccolte specifiche di Tricotteri ed insetti anfibiotici sono state realizzate dal dr. Giovanni B. Delmastro prevalentemente in ambito piemontese. Il materiale campionato ha consentito la descrizione di alcune specie endemiche delle Alpi occidentali.

Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino

Università di Catania

Museo Friulano di Udine

Museo di Bolzano

Museo di Firenze

Attualmente vengono considerati per la fauna italiana circa 459 taxa di tricotteri di cui 95 sono endemici per il territorio italiano (vedi la Checklist dei Tricotteri italiani).